mercoledì 3 marzo 2010
Il tetto del 30% per gli studenti stranieri
Entrerà in vigore l'anno prossimo il decreto che fissa un tetto del 30% alla presenza di studenti stranieri nelle classi italiane, imposto dal Ministro Gelmini con una circolare che è girata nelle scuole a gennaio, proprio nei giorni della rivolta di Rosarno.
E' di questi giorni, peraltro, la seguente affermazione del Ministro: ''I fatti di Milano confermano la necessita' di politiche che perseguano una vera integrazione''; la Gelmini sottolinea inoltre come ''l'introduzione di un tetto del 30% alla presenza di studenti immigrati in ogni classe e' un provvedimento concreto che dimostra l'impegno del governo in questa direzione''.
Lo scopo ufficiale sarebbe favorire l'integrazione degli studenti stranieri nella scuola. Dice il Ministro Gelmini: “L'esperienza ci dimostra che soprattutto nelle grandi città e nelle periferie ci sono scuole con classi a stragrande maggioranza di studenti stranieri. Quelle sono classi ghetto perché non ci sono le condizioni per l'integrazione".
La scuola, ha pero' avvertito la Gelmini, ''deve essere la sede in cui l'integrazione nasce attraverso il dialogo. Difendere la cultura occidentale, le nostre radici intrise di valori cattolici e' un modo di aprirsi a culture differenti. Non dobbiamo confondere - ha ammonito - il concetto di integrazione con una resa o il dialogo a senso unico''.
Ecco. E non dobbiamo però nemmeno dimenticare, cara Ministra, che l’attuale provvedimento si ispira alla mozione sulle classi di inserimento o classi ponte presentata da Cota il 14 ottobre 2008 (http://www.universinet.it/maturita/98-maturanews/3002-testo-di-legge-mozione-1-00033-cota-su-classi-di-inserimento-per-extracomunitari.html)., motivata anch'essa dal concetto, del tutto sindacabile, che in classi comuni gli studenti immigrati non apprendono e impediscono di apprendere agli studenti italiani. Da notare che nella suddetta mozione si legge: la scuola italiana deve quindi essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione.
Per fortuna, qualcuno crede ancora che la discriminazione non possa mai essere né transitoria (dato che lascia segni indelebili, soprattutto su individui che si stanno formando) né tanto meno positiva. La scuola ha il dovere di istruire tutti, in particolare i ragazzi svantaggiati (in questo caso dalla diversità linguistica); questo nell’interesse dell’intera società, che può trarre solo vantaggi da un’istruzione che non lasci indietro nessuno.
La notizia ha infatti sollevato molte polemiche di stampo sia ideologico che pratico.
Vediamo prima il problema pratico: il 30% vuol dire che su una classe di 30 alunni solo 9 possono essere stranieri. Ora, ci sono quartieri a Milano dove i figli di immigrati (che parlano italiano, meglio di molti italiani) sono una media di 22 su un totale di 30 bambini (se non di più) per classe, quindi circa il 60% nella scuola. Cosa bisognerebbe dunque fare di questi ragazzi? Trasferirli forzatamente altrove?
A Prato, la preside Maria Josè Manfré dell’Itc Dagomari, dove gli alunni figli di immigrati, tra scuole materne e medie superiori, sono in media il 21%, non sa bene come fare. Dove si spalmeranno gli studenti che risulteranno in eccesso? Tanti ragazzi dovrebbero addirittura cambiare città.
Apro qui una piccola parentesi: qualche mese fa si poneva anche il seguente problema: gli indirizzi Igea e Mercurio non ci sono in altre scuole pratesi, dunque l’alunno straniero sarebbe stato costretto a emigrare una seconda volta, a Pistoia o a Firenze. Ma adesso, con la riforma dei licei, tutti gli indirizzi vengono eliminati, per cui questo problema non sussiste più. Tutti gli studenti avranno meno. Visto? E poi c'è chi parla di discriminazione...
Veniamo ora alle polemiche di stampo ideologico.
A Milano, due mamme, una romena e una egiziana, hanno deciso di ribellarsi alla norma e con il supporto all'Associazione studi giuridici sull'immigrazione e dell'associazione Avvocati per niente, hanno presentato ricorso al tribunale ordinario di Milano contro il ministero della Pubblica istruzione e l'Ufficio scolastico regionale della Lombardia contestando la circolare che ha introdotto quel limite.
Il legale Alberto Guariso, di Avvocati per niente, spiega che il ricorso è stato fatto in base all'articolo 44 del Testo unico sull'immigrazione che consente l'azione civile contro la discriminazione" Secondo i legali infatti, "il tetto è discriminatorio perché introduce modalità diverse di iscrizione tra alunni in ragione della cittadinanza e viola il testo unico sull'immigrazione".
Questo fatto è di grande importanza e va seguito con attenzione: nel caso in cui il ricorso fosse accettato, costituirebbe un precedente tale da invalidare, eventualmente, la messa in atto della circolare.
Inoltre, la circolare, nell'indicare il tetto del 30% quale limite massimo all'inclusione di alunni di cittadinanza non italiana non tiene conto del fatto che non è stata fatta alcuna distinzione tra alunni comunitari e non comunitari. Tale elemento potrebbe essere interpretato come una limitazione alla libertà di circolazione dei cittadini comunitari sancita dai Trattati dell'Unione ed operare disparità di trattamento tra alunni italiani e alunni appartenenti ad altri Stati dell'Unione, che, si rammenta, sono equiparati, per Legge ed in virtù dei Trattati, ai cittadini italiani.
La circolare non tiene conto inoltre di quegli alunni che, pur non avendo la cittadinanza italiana parlano italiano perfettamente. Pare che ci sia dunque un errore formale e sostanziale nell'aver fatto riferimento alla "cittadinanza" e non alla più generale "competenza linguistica".
Fortunatamente, qualcosa comincia a muoversi:
A Roma, il 1 marzo, giorno degli sciopero dei migranti, c'è stata una manifestazione degli studenti universitari dell'Onda davanti al Ministero dell'Istruzione.
Inoltre, una parte del personale scolastico si oppone a questa logica dell’esclusione. Ecco la testimonianza del Prof. Andrea Nuti, docente delle medie Ser Lapo Mazzei:
«Il nostro istituto comprensivo si è sempre distinto positivamente per la presenza di stranieri – fa sapere il professor Andrea Nuti, docente delle medie Ser Lapo Mazzei – Con gli anni abbiamo perfezionato politiche d’integrazione ottenendo ottimi risultati, anche sotto il profilo didattico. Non so immaginare come sarebbe dover fare i conti con un tetto massimo. Le nostre scuole per stradario sono le più richieste dagli stranieri, e poi ci sono in ballo altri fattori: la continuità didattica, le amicizie e la conoscenza della lingua. Gli studenti stranieri di seconda generazione sono studenti come gli altri, a parte i tratti somatici, niente li distingue sotto l’aspetto scolastico». «Fino ad oggi abbiamo garantito laboratori linguistici ai nostri iscritti stranieri da alfabetizzare – conclude Nuti – con i tagli non sappiamo cosa succederà».
Chiudo con questa riflessione del preside dell’Ipsia Marconi, Gaetano Flaviano, secondo il quale «tra i banchi di scuola non ha senso parlare di tetti. I giovani devono essere educati all’integrazione senza assurdi paletti, un sistema utile solo a evidenziare le differenze».
Fonti:
Tg com politica (online), 26 sett 2009
Infoconsumatori
La Repubblica.it, 14 sett 2009
Il Tirreno,15 settembre 2009
Ansa.it
Video:
http://www.ansa.it/norep/video_new.jsp?t=&ct=&u1=mms://play.ansa.it/30secondi/i200909141826.wmv&u2=http://play.ansa.it:8080/ramgen/30secondi/i200909141826.rm&dt=
http://www.universinet.it/maturita/98-maturanews/3002-testo-di-legge-mozione-1-00033-cota-su-classi-di-inserimento-per-extracomunitari.html
Circolare Ministeriale del Ministero della Pubblica Istruzione n. 2 (MIURAOODGOS prot. n. 101/R.U.U - http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2010/allegati/cm2_10.pdf)
IMMIGRATI__BLITZ_DELL_ONDA_A_MINISTERO_ISTRUZIONE_CONTRO_TETTO_30_PERCENTO_-897993-ORA-.html
http://www.rassegna.it
Segnaliamo anche un forum dedicato alla questione sul sito del Ministero dell'Istruzione:
http://www.innovazionepa.gov.it/forum/forum_posts.asp?TID=3440, che può offrire spunti di riflessione.
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